La malattia di Alzheimer è una forma di demenza degenerativa progressivamente invalidante dovuta alla morte delle cellule cerebrali. Nella stragrande maggioranza dei casi l’esordio avviene dopo i 65 anni, sebbene vi siano pazienti in cui questa patologia compare ben prima e in tal caso si parla di Alzheimer precoce.
Alzheimer
Chi ne è affetto vede compromesse a poco a poco le proprie funzioni cerebrali come la memoria e il linguaggio, perdendo l’autonomia e la personalità fino a rimanere invalido e a morire precocemente.
Frequenza
L’Alzheimer è la forma più comune di deterioramento mentale: circa il 70% dei casi di demenza nel mondo è dovuta a questa malattia, mentre solo nel 10-20% dei casi si parla di demenza vascolare.
Fasi dell’Alzheimer
Il morbo di Alzheimer ha un decorso articolato in varie fasi. Si deve tenere presente che la velocità con cui si passa da una all’altra varia da persona a persona e che può capitare che due fasi si sovrappongano per un periodo.
1. Fase di pre-demenza
I primi sintomi della malattia possono essere confusi per semplice stress anche per molto tempo. Prima che la demenza si manifesti in modo inequivocabile trascorrono in media otto anni, durante i quali il futuro paziente può avere dei problemi nella memoria a breve termine come ricordarsi il nome di persone appena conosciute. A volte i soggetti possono apparire depressi o apatici, ma raramente arrivano ad evitare il contatto sociale.
2. Fase iniziale ed intermedia
Nella fase iniziale ed intermedia del morbo di Alzheimer, la compromissione delle capacità mentali si fa via via più drastica fino a impedire l’indipendenza dell’individuo. Il malato dimentica sempre più cose e perde la capacità di orientarsi nel tempo e nello spazio. Diventa impossibile lavorare e anche solo avere una vita sociale decente. Spesso i soggetti reagiscono prima con rabbia e poi con rassegnazione, ritirandosi a vita privata e rinunciando a ogni contatto sociale con amici e familiari meno stretti. Prima dell’entrata nella fase terminale della malattia, fanno la loro comparsa disturbi del linguaggio e deliri. Inoltre il malato perde interesse nella cura della persona, tralasciando anche l’igiene e presentando un aspetto trasandato.
3. Demenza avanzata o stadio grave di Alzheimer
Nella fase avanzata, la memoria è ormai del tutto compromessa e il malato non riconosce nemmeno i volti dei familiari più stretti, oltre a oggetti di uso comune. Anche il linguaggio è fortemente impedito e non si riesce a formulare più frasi complete. Gli sbalzi di umore si fanno sempre più violenti, così come le esplosioni di rabbia e le manie di persecuzione. Può esserci incontinenza urinaria e fecale. Il malato, spesso allettato, ha bisogno di assistenza ventiquattr’ore su ventiquattro. A questo punto il decorso dell’Alzheimer prosegue inesorabile. La morte sopraggiunge spesso per polmonite o per un attacco di cuore, visto che il corpo si presenta molto indebolito.
Cause
Attualmente le cause del morbo di Alzheimer sono, purtroppo, in larga parte sconosciute.
Si sa con certezza che i sintomi sono la diretta conseguenza della distruzione delle cellule cerebrali. Questo fenomeno è dovuto a diversi fattori:
- l’accumulo di proteina beta-amiloide tra i neuroni, che produce le placche amiloidi
- la diminuzione nel cervello dei livelli di acetilcolina, un neurotrasmettitore
- accumulo della Proteina Tau nei neuroni colinergici, che causa ammassi neurofibrillari
Tra i fattori di rischio, va tenuta presente la componente genetica: la maggior parte dei malati ha almeno un familiare con l’Alzheimer. Inoltre hanno importanza l’età e il sesso, visto che le donne hanno un’incidenza media più elevata rispetto agli uomini.
Diagnosi
La diagnosi del morbo di Alzheimer viene effettuata per esclusione di altre malattie, a seguito di un esame approfondito dello stato fisico e mentale della persona. Solitamente il primo passo avviene durante una visita medica, quando il dottore provvederà a chiedere ai familiari se il paziente ha problemi nel gestire le finanze e nel compiere gesti semplici della vita quotidiana.
Nel caso le condizioni del paziente facciano sospettare l’Alzheimer, vengono effettuati dei test neuropsicologici conformi al criterio diagnostico NINCDS-ADRDA.
I Test per la diagnosi dell’Alzheimer
- MMSE (Mini Mental State Examination). È un test neuropsicologico costituito da trenta domande riguardo sette differenti aree cognitive. Può essere chiesto di indicare il luogo e la data in cui ci si trova, oppure di disegnare una certa figura geometrica su un foglio. Il punteggio va da 0 a 30, ma un risultato sotto i 26 è considerato preoccupante e richiede un ulteriore approfondimento.
- TAC (tomografia assiale computerizzata). Consente di appurare se c’è stato un restringimento dell’encefalo.
- analisi del liquido cefalorachidiano. Serve per individuare beta-amiloidi o proteine tau.
- SPECT cerebrale perfusionale. Utile per misurare il flusso di sangue nel cervello, che nei malati di Alzheimer risulta ridotto.
Ospedali specializzati
Tra gli ospedali specializzati nella cura del Morbo di Alzheimer troviamo:
- Ospedale San Raffaele – Milano
- Massachusetts Alzheimer’s Disease Research Center – Charlestown (Massachusetts, USA)
- Mary S. Easton Center for Alzheimer’s Disease Research at UCLA – Los Angeles (California, USA)
- University of Washington – Seattle (Washington, USA)
Prevenzione
Non esiste una prevenzione diretta contro l’Alzheimer ma, mantenendo un certo stile di vita, si rallenta l’invecchiamento e si allontana il rischio di contrarre la malattia.
Fumo, ipertensione, sedentarietà, colesterolo alto e obesità sono fattori di rischio che vanno evitati assolutamente. Altrettanto importante è una dieta sana ed equilibrata, ricca di frutta e di verdura.
L’esercizio fisico è fondamentale e, più che il raggiungimento di determinati traguardi, a fare la differenza è la regolarità. Meglio svolgere due allenamenti moderati alla settimana per tutta la vita, piuttosto che concentrare lo sforzo in sessioni impegnative e limitate nel tempo.
Ancora più fondamentale è mantenere in esercizio la mente: imparare lingue straniere, leggere, fare esercizi aiuta a sviluppare collegamenti fra le sinapsi e a tenere il cervello giovane, riducendo il rischio di ammalarsi di Alzheimer.
Riferimenti
Filmografia
- Iris – Un amore vero di Richard Eyre (USA-UK, 2001)
- Le pagine della nostra vita di Nick Cassavetes (USA, 2004)
- Una sconfinata giovinezza, di Pupi Avati (Italia, 2010)
- La versione di Barney, di Richard J. Lewis (Canada, Italia 2010)
- The Iron Lady di Phyllida Loyd ( UK-Francia 2011)
- Amour di Michael Haneke (Francia 2012)
- Still Alice, di Richard Glatzer e Wash Westmoreland (USA, 2014)
- Florida, di Philippe Le Guay (Francia, 2015)
Casi famosi
- Charles Bronson (attore, 1921-2003)
- Peter Falk (attore, 1927 – 2011)
- Charlton Heston (attore, 1923 – 2008)
- Rita Hayworth (attrice, 1918 – 1987)
- Rosa Parks (attivista per i diritti civili, 1913 – 2005)
- Ferenc Puskás (calciatore, 1927-2006)
- Ronald Reagan (politico, 1911 – 2004)
- Sugar Ray Robinson (pugile, 1921-1989)
Sintomi
Il sintomo fondamentale della malattia di Alzheimer è la progressiva perdita di memoria. Tuttavia, i ricordi non vengono persi in modo casuale: i primi ad andarsene sono i più recenti, mentre avvenimenti lontani nel tempo possono essere ricordati anche nelle fasi più avanzate della malattia.
Con il progredire del morbo subentrano depressione, disorientamento, cambiamenti violenti di umore, difficoltà nel linguaggio, comportamenti inadeguati, fino alla perdita delle funzioni cerebrali di base.
L’Alzheimer è una malattia subdola che, nelle prime fasi, può facilmente essere scambiata per semplice stress o per normale invecchiamento. Vi sono dei segnali di pericolo cui prestare attenzione, soprattutto se ripetuti nel tempo. Preoccupatevi se la persona:
- Pone ripetutamente la stessa domanda.
- Continua a raccontare la medesima storiella.
- Trova difficoltà nel compiere banali azioni quotidiane come cucinare piatti semplici, giocare a carte o usare il telecomando della televisione.
- Gestisce il denaro in modo particolarmente avventato.
- Smarrisce degli oggetti e sospetta altre persone di averli rubati.
- Risponde alle domande ripetendo la domanda posta.
Trattamento
Attualmente non esiste una cura risolutiva per la malattia di Alzheimer. Il trattamento usato si concentra sull’alleviamento dei sintomi, allo scopo di migliorare per quanto possibile la qualità di vita dei pazienti.
Oltre ai farmaci, vi sono degli accorgimenti che è meglio mettere in pratica. Chi soffre di Alzheimer è sensibile ai più piccoli cambiamenti. E’ opportuno mantenere lo stesso arredamento e la luce stabile nelle stanze. Inoltre, è stato dimostrato che usare tavoli e posate colorate aiuta a far mangiare i malati, spesso preda di depressione e inappetenza.
Va tenuto presente che ogni paziente ha caratteristiche e bisogni differenti. Per questo è opportuno che medici, infermieri e pazienti cooperino per individuare le migliori misure terapeutiche per il malato.
Terapia farmacologica
La memantina contrasta l’attività eccitante del glutammato sui recettori NMDA (processo alla base del deterioramento dei neuroni) con effetti sull’umore e sulle abilità cognitive. Molto efficace nei casi di Alzheimer moderato e grave, si dimostra di scarsa utilità nelle prime fasi della malattia.
Poiché uno degli aspetti della malattia è il calo di acetilcolina, i medici cercano di ristabilirne il livello normale tramite farmaci che inibiscono l’acetilcolinesterasi, l’enzima che catabolizza l’acetilcolina. Per fare questo si utilizzano il donepezil e la neostigmina, che inibiscono l’enzima dell’acetilcolinesterasi migliorando le prestazioni mentali.
Terapie non farmacologiche
Accanto ai trattamenti più tradizionali, esistono anche terapie non farmacologiche che puntano a rallentare il declino cognitivo e funzionale dei malati. Fra queste troviamo l’arte-terapia che agisce sulla creatività, la musicoterapia e la più recente doll-therapy, dove al paziente è richiesto di occuparsi di una bambola.
Psicoterapia
L’Alzheimer è una malattia devastante che, oltre ai sintomi fisiologici, provoca problemi di tipo psicologico. Irrequietezza, nervosismo, depressione e crisi di rabbia sono frequenti a tutti gli stadi della malattia e sconvolgono tanto la vita del paziente quanto quella di chi gli sta intorno.
La psicoterapia è vivamente consigliata per evitare uno stato mentale negativo che non potrà che accelerare il decorso nefasto della malattia. In alcuni casi è utile ricorrere all’assistenza psichiatrica con la prescrizione di psicofarmaci.
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